Tutti, esperti e non, la chiamano semplicemente Musica, ma la musica non nasce per caso.
E’ necessario prepararla, studiare le note più giuste per formare gli accordi migliori affinchè possano suonare bene. La musica ha i suoi ingredienti , sempre gli stessi, al punto tale che la loro origine si perde nelle cronache antiche. Sono le mani e le orecchie esperte degli artisti che hanno saputo sceglierli e mescolarli, ognuno secondo il suo gusto, offrendo al mondo varietà di musiche diverse tra loro eppure nate con gli stessi ingredienti che ad ogni nuova creazione sembrano rinnovarsi.
Così è per la cucina, per la buona cucina, per i maestri che inventano e creano davanti ai fornelli nuovi piatti, mescolando ingredienti singoli e sapori così come fanno i musicisti con le note. Come per la musica, quelle note, sempre le stesse, così antiche, danno vita, grazie a migliaia di combinazioni, a musiche tanto diverse tra loro, ad infinite possibilità di gusto e sapore.
Il Do, il Re, il Mi e i loro fratelli non sono invenzioni tecnologiche del nuovo millennio, così come non lo è una cipolla, un gambo di sedano, lo zenzero, o il pesce . Eppure, quante variazioni possono nascere da elementi così antichi e tradizionali, quante modulazioni di asprezza, dolcezza, intensità. Il pepe è solo pepe, ma quanti timbri si possono ottenere aggiungendone un pizzico in più… Certo, serve la mano esperta di un direttore, di un maestro, ma serve anche il gusto e l’orecchio di coloro che assaggiano e ascoltano.
E non è così scontato saper ascoltare. Tutti percepiscono la musica, ma non tutti ne sanno distinguere le note, gli accordi e i timbri. Tutti sentono il gusto, ma non tutti sanno riconoscere gli ingredienti. Serve attenzione, allenamento, passione.
Perchè se è vero che c’è una profonda differenza tra sentire ed ascoltare, è altrettanto vero che nutrirsi è un bisogno, ma mangiare è un’arte.
E allora, buona musica. O buon appetito. Scegliete voi….